Come cambia il turismo: da New York alla nuova stretta sugli affitti brevi

Come cambia il turismo: da New York alla nuova stretta sugli affitti brevi

Una panoramica sulla trasformazione del turismo nel tempo e le nuove regole che impediscono gli affitti brevi a New York

Negli ultimi anni il settore turistico ha subito una trasformazione significativa, cambiamenti che hanno impattato sul modo in cui le persone pianificano e vivono le esperienze di viaggio. La tecnologia ha finito per incidere sulla pianificazione dei viaggi, la pandemia ha apportato numerosi cambiamenti all’industria del turismo e sempre più spesso si sente parlare del fenomeno dell’overtourism, una tendenza che si sviluppa in flussi eccessivi di visitatori che impattano negativamente su alcuni territori minandone l’equilibrio.

Overtourism e nuova stretta di New York contro gli affitti brevi

Una delle cause dell’overtourism è l’aumento di piattaforme per affitti brevi come Airbnb. Una tendenza a cui New York lo scorso 5 settembre ha cercato di porre rimedio istituendo nuove regole che impediscano questa soluzione. Con l’entrata in vigore della Local law 18, la città statunitense pone un limite a questa tendenza, incidendo sia sugli host che sugli ospiti.

La legge impone, infatti, agli affittuari di affitti a breve termine di registrarsi presso il comune, compilando una richiesta e ricevere, di conseguenza, l’autorizzazione da parte dell’amministrazione. Inoltre, prevede che possano essere affittati esclusivamente appartamenti in cui il proprietario, l’host, sia effettivamente presente. Gli “affittuari’’ che violano le nuove norme incorrono in sanzioni fino a 5mila dollari e le piattaforme, invece, possono essere multate fino a 1.500 dollari per transazioni che implicano affitti illegali. Infine, gli ospiti non possono essere più di due.

Questa presa di posizione muove dal fatto che gli affitti a breve termine tramite piattaforme come Airbnb o Booking abbiano spinto ad un aumento degli affitti aggravando la crisi immobiliare della città.

L’entrata in vigore delle nuove regole ha sollevato comunque malumori, in primo luogo, dalla stessa società Airbnb che ha definito l’applicazione della local law 18 un “divieto di fatto” e altre critiche sono state sollevate da associazioni di categoria, turisti e consumatori, le quali ritengono che tale introduzione favorisca gli hotel minando, invece, soluzioni più economiche.

Questa decisione rappresenta in realtà un inversione di rotta per il settore del turismo, almeno per quello Newyorkese. Una decisione che, però, porta inevitabilmente a chiedersi se sarà adottata anche da altre mete turistiche e oltreoceano. L’impegno di New York volto a contrastare gli affitti per brevi periodi è sintomo di un malessere che già impatta in diverse realtà e che per tempo ha inciso sul mondo del travel. 

La situazione in Italia

Attualmente, in Italia, gli affitti brevi sono al centro del disegno di legge proposto a Maggio dal Ministro del Turismo Daniela Santanchè. L’intenzione è quella di regolare il fenomeno dei soggiorni-lampo e di fornire una disciplina che fronteggi il rischio di un turismo ‘’sovraffollato’’, rispetto alle reali potenzialità ricettive locali e al tempo stesso tutelare la residenzialità dei centri storici, impedendo lo spopolamento”.

La nuova bozza di Settembre del Ddl affitti brevi prevede l'obbligo nei centri storici dei capoluoghi delle città metropolitane e dei Comuni ad alta densità turistica di affittare gli immobili per almeno due notti e l'istituzione di una banca dati nazionale con l'attribuzione del Cin, codice identificativo nazionale, che sostituirà l'attuale Cir (codice identificativo regionale), per gli immobili ad uso abitativo destinati a fini turistici.

Rispetto alla bozza condivisa dal ministero a Maggio non ci sono deroghe al limite massimo di due notti. E' previsto inoltre che diminuirà da 4 a 2 il limite di appartamenti dello stesso proprietario, in locazione breve (da 1 a 30 notti), che sul territorio nazionale possono essere tassati con cedolare secca.

In conclusione

Il testo italiano è ancora al vaglio e anche l'Ue va verso la stretta sulle piattaforme di affitti turistici. Si è passati da uno scenario in cui le persone si affidavano a professionisti del settore, recandosi fisicamente nelle agenzie di viaggio per prenotare viaggi e/o pacchetti turistici ad uno scenario in cui l’evoluzione tecnologica ha permesso alle persone di avere tutto sotto controllo, gestendo personalmente l’organizzazione di un viaggio e servizi annessi. 

La risposta di New York potrebbe segnare un punto di svolta sul modo di operare delle piattaforme ma anche fungere da monito per altre realtà nell’introduzione di regole e politiche per un turismo responsabile.

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